Molti i relatori che nelle loro varie specializzazioni mediche hanno saputo fare un quadro esaustivo di quella che è la tanto temuta osteoporosi.
La moderazione scientifica è stata affidata al dr. Cosimo Nume, Presidente Ordine dei Medici di Tarantoe al dr. Carlo Nozzoli, Vice Presidente Nazionale della FADOI.
Le relazioni scientifiche sono state curate per i casi clinici al dr. Salvatore Castri, Medico di Medicina Generale di Grottaglie; mentre per la prevenzione e diagnosi dell’Osteoporosi al dr Angelo Semeraro, Reumatologo dell’Ospedale di Martina Franca – Taranto; l’illustrazione del progetto QUADRO al dr Salvatore Lenti, grottagliese ma Dirigente Medico presso l’Ospedale di Arezzo, sua è infatti l’idea e la realizzazione di questa importante ricerca.
Per il trattamento ortopedico delle fratture ossee ad erudire l’attento auditorio il dr Nicola Annicchiarico, Primario Ortopedico).
Il dibattito pubblico è stato moderato dal dr Antonino Mazzone, Presidente Nazionale della FADOI. Le conclusioni sono state affidate alla prof.ssa Assunta Semeraro, Vice Gouverneur Europeo Soroptimist International.
L’interessante serata è stata aperta con i saluti dell’Assessore alle Politiche della Solidarietà, Luciano Santoro, poi da don Domenico Lorusso, Arciprete della Collegiata; seguito dal dr. Domenico Colasanto, Direttore Generale ASL TA, anche il sindaco di Grottaglie, Raffaele Bagnardi ha voluto salutare e testimoniare l’impegno dell’Amministrazione anche in futuro per questa interessanti iniziative dei Medici per San Ciro, infine
Alla fine della serata è stata premiata la più giovane e meritevole laureata in Medicina di Grottaglie nel 2007, con una borsa di studio di 1000 euro, offerta dall’Amministrazione Comunale di Grottaglie: dr Valentina Cesario, nata a Grottaglie il 2 Luglio 1981 e laureata presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma il 22 Marzo 2007 con voti 110/110 e lode.
Questi i dati finali del Progetto QUADRO
Grazie alla collaborazione del libero Comitato “Medici per San Ciro”, dell’Associazione Soroptimist International del Club di Grottaglie e dell’Assessorato alle Politiche della Solidarietà di Grottaglie, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della Provincia di Taranto, del Ministero della Salute e della FADOI (Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti) è nato il progetto QU.A.D.R.O. (QUestionario Autovalutazione Del Rischio di Osteoporosi) che ha portato alla somministrazione di ben 10 mila questionari anonimi di Autovalutazione) in 15 giorni (domenica 28 ottobre a domenica 11 novembre 2007), per una Campagna di Educazione Sanitaria sul rischio di Osteoporosi rivolta a tutta la cittadinanza di Grottaglie, sul rischio di osteoporosi. Ne sono stati raccolti 3990 che corrispondono al 12,2% della popolazione generale (32786 abitanti: M
Gli abitanti sono compresi per il 66% nella fascia di età <>
Le attività commerciali con il loro 40% di raccolta dei questionari hanno effettuato una buona campagna di educazione sanitaria maggiore di quella effettuata negli studi Medici che ne hanno raccolto il 26%; un altro dato interessante riguarda le associazioni e le scuole che hanno raccolto il 6% cadauno di questionari come il locale Ospedale.
Hanno partecipato 3990 cittadini (M
Nella fascia di età tra 50 e 70 anni hanno partecipato il 31% delle Femmine (1 su 3) e il 15% dei Maschi: è un dato molto interessante che sta a dimostrare come questa campagna di Educazione Sanitaria sia stata ben accolta soprattutto dalle donne e che è in linea con le percentuali di media nazionale.
Per quanto riguarda il rischio legato all’età si nota come i maschi con <>: questo è un dato interessante in quanto i maschi, secondo studi scientifici, sembrano mostrare un’incidenza di frattura simile se non maggiore nell’età che va da
Nei maschi il rapporto tra riduzione di peso e aumento di rischio sembra avere un comportamento più lineare di quanto si può osservare nelle femmine: infatti in quest’ultime la differenza nel rischio si riscontra soprattutto per i soggetti con un peso corporeo <
Una femmina in menopausa da oltre 5 anni presenta un rischio molto elevato intorno al 25% e si raddoppia (50%) se gli anni di menopausa sono > di 10: è un andamento del tutto aspettato ed in linea con i dati della letteratura.
Mentre per il fumo di sigarette i dati sembrano interpretabili solo per i gradi di rischio estremo: ovvero la differenza significativa esiste solo tra chi non fuma e chi fuma + di 20 sigarette al giorno; anche se le femmine fumano meno dei maschi presentano un rischio elevato maggiore del 40%.
Un altro parametro che abbiamo analizzato è stato la frattura della madre (delle vertebre a 60 anni e del femore a 70 anni): i dati sulle fratture femorali sono altamente significativi di rischio molto elevato ed incidono, sia nei maschi che nelle femmine, in una percentuale di oltre il 50%; mentre le fratture vertebrali nella madre si distribuiscono nei vari gradi di rischio e non raggiungono mai il 30% del rischio elevato; un motivo potrebbe essere che le fratture vertebrali cliniche risultano circa il 40% di quelle che si verificano realmente, in quanto la diagnosi radiologica spesso e volentieri non le mette in evidenza e solo alla fine una donna su 5 avrà un trattamento adeguato.
Tra le fratture avute e dichiarate dai cittadini notiamo come le fratture femorali siano quelle più frequenti, mentre nelle femmine abbiamo oltre a quelle femorali molte più fratture delle estremità e delle coste. Dunque le fratture personali fanno aumentare maggiormente il rischio: questo è un altro dato importante perché di solito la prima frattura dà spesso il via ad una lunga serie di recidive: questo è il cosiddetto “effetto domino” e il rischio aumenta sempre più determinando, a secondo del numero delle fratture che si verificano a cascata, un aumento della mortalità.
Infine in coloro che hanno assunto terapia cortisonica o che la assumono ancora abbiamo notato come il rischio di osteoporosi sia elevato e ciò dipende dall’azione depauperativa del cortisone sul ricambio osseo.
Pertanto andando ad analizzare, dal punto di vista epidemiologico, la nostra coorte di popolazione si nota che il 47% dovrà attuare un corretto stile di vita con correzione dei fattori di rischio per prevenire il rischio di osteoporosi; mentre il restante 53% dovrà eseguire una Densitometria Ossea (la mitica MOC) e di questi il 19% dovrà iniziare al più presto una terapia mirata per l’osteoporosi.
Se gli oltre 2000 cittadini “QUADRO” a Grottaglie dovessero effettuare una MOC ci vorrebbero 3 anni di appuntamenti, con una media di 8 MOC a giorno lavorativo, rispetto alle 2,5 MOC al giorno che vengono effettuate attualmente in Ospedale.
Ma una mirata educazione sanitaria attraverso un ottimo rapporto Medico-paziente sulla giusta indicazione, secondo protocolli validati, dell’utilizzo della MOC, certamente renderebbe il suo uso più appropriato.
Dunque una donna su
Le indicazioni che emergono, se proiettate alla realtà nazionale, sono abbastanza lontane da quelle fornite dall’ultima indagine ISTAT e sono quasi simili, ma con percentuali maggiori, allo studio epidemiologico multicentrico ESOPO (Epidemiological Study On the Prevalence of Osteoporosis), secondo cui il 33% delle femmine e il 14% dei maschi ha un rischio elevato di osteoporosi.
Ed è per questo che la prevenzione svolge un ruolo fondamentale e deve cominciare in età precoce, soprattutto nell’adolescenza, quando l’apporto di calcio attraverso gli alimenti viene assorbito dall’organismo e contribuisce effettivamente al consolidarsi della densità ossea, così come è necessario che giovani e bambini partecipino regolarmente ad attività fisiche.
Il progetto ha voluto mettere in evidenzia, attraverso le domande, che vi sono fattori di rischio correggibili (fumo e peso) attraverso lo stile di vita, fattori anagrafici inevitabili ma prevedibili (età e menopausa) di cui si dovrebbe tenere conto precocemente, fattori di familiarità e/o ereditarietà inevitabili ma che dovrebbero aumentare la sensibilità al problema, fattori di rischio legati a possibili patologie associate (uso di cortisonici) che dovrebbero aiutare a considerare l’integrità delle patologie e non curare il singolo sintomo o patologia specifica e infine fratture precedenti intese come fattori di appropriatezza di intervento in prevenzione secondaria.
Sarebbe auspicabile che questi progetti epidemiologici e di educazione sanitaria servano ad evidenziare il legame tra ricerca, pratica clinica e programmazione per permettere di definire le priorità di intervento e la metodologia per valutare dove occorre cambiare l’assistenza sanitaria, mettendo al centro della propria mission la visione olistica del singolo paziente per la gestione della propria malattia.
I dati pur essendo rappresentativi solo di una popolazione del Sud del tutto circoscritta (stesso paese dove i legami familiari sono superiori alla media nazionale) sono di assoluta rilevanza e il inserimento in una visione di programmazione sanitaria può contribuire alla loro valorizzazione.